sabato 18 maggio 2013

Le alluvioni non sono mai colpa dei fiumi

di Francesca Greco* | da: www.huffingtonpost.it


Ci risiamo. Un altro fiume che esonda, altre vittime, altri danni economici per la nostra economia locale.

Anche se spegnessi la tv, che ha appena riportato la prima vittima della piena nel Veronese la scena di fronte ai miei occhi non cambierebbe: sono di Orvieto. Siamo andati tutti sott'acqua giusto pochi mesi fa, e quei tronchi di alberi divelti e buttati per terra fanno male a vedersi,ogni volta che si passa sul ponte del fiume Paglia.

Abbiamo perso tutte le automobili dei pendolari che avevano parcheggiato in stazione, abbiamo perso attività produttive, ma soprattutto, la serenità. La commessa del negozio che ha fallito , mi vende sottocosto un giocattolo ancora pieno di fango, dicendomi che ha il cuore spezzato e che ancora ha gli incubi la notte. Sono traumi che rimangono per sempre.

Ma mettendo da parte l'emotività, è sempre bene restare lucidi e fare un ragionamento obbiettivo.
Alla University of East Anglia in questi mesi si sta discutendo su come creare un nuovo ciclo idrologico,che permetta di inserire il fattore umano nel corso del percorso che fa la nostra acqua dalle nuvole alle falde sotterranee,dai fiumi ai mari. L'uomo infatti ha un ruolo ormai così importante sul sistema naturale, che l'era geologica in cui viviamo e' stata denominata "Antropocene": l'era dove gli esseri umani hanno influito in modo ormai determinante su tutto il resto delle specie animali e vegetali, su tutte le risorse naturali e tutti gli ambienti terrestri e marini.

Siamo nell'era dominata dall'uomo, dunque. Tutti gli studi sugli allagamenti del Mississippi, e sui disastri naturali legati alle inondazioni, compresi quelli sullo Tsunami, sono giunti a delle conclusioni molto chiare e concordi: l'acqua "buona" , quella pulita, da bere, va sempre nelle mani di chi ha le capacità finanziarie e il potere politico di ottenerla.

L'acqua "nera", delle fogne, degli scarichi industriali e l'acqua marrone che esonda dai fiumi, invece, va sempre a colpire i più poveri, i più deboli, e le zone amministrative dove c'e' più alta corruzione. Il Quarto Rapporto delle Nazioni Unite sullo Sviluppo delle Risorse Idriche mondiali, dice chiaramente che sono sempre le donne, i bambini e, in generale, i poveri e i non-informati, quelli che muoiono nei disastri legati alle inondazioni, e che il fattore corruzione e' direttamente correlato ai morti causati da questi eventi.

Così e' successo per il Mississippi, così per lo Tsunami, cosi per tutte le esondazioni dei fiumi. Muore chi non viene avvisato, chi non e' protetto, o chi ha costruito la propria casa o attività produttiva in una zona esondabile, grazie alla corruzione e alla sventatezza dei politici che hanno permesso di edificare nelle naturali zone di sfogo dei fiumi.

I disastri delle alluvioni e anche i morti, sono colpa nostra. Le alluvioni non sono mai colpa dei fiumi. L'acqua cerca la sua strada naturalmente e, come e' giusto che sia, la trova.

È l'uomo che non ha rispettato questo naturale processo di espansione dell'acqua, che si impara alle scuole elementari, quando si studiano i vasi comunicanti.

La piena di un fiume prima o poi succede sempre, le serie storiche registrate degli idrologi parlano chiaro. Tutti sanno che le precipitazioni sono sempre impossibili da prevedere e che quindi prima o poi accadrà l'evento estremo.

Per quanto riguarda l'Italia, sappiamo benissimo quanto siamo già soggetti all'aumento di eventi estremi ( sia precipitazioni che siccità) e quindi dovremmo iniziare a mettere in conto che ormai per noi le inondazioni dei fiumi non possono essere ancora considerate "eventi eccezionali" ma al contrario, eventi che dovremmo saper gestire di routine, come i terremoti in Giappone.

Per iniziare un cambiamento bisogna partire dalle parole. E allora partiamo dal cambiare le parole. Basta con la parola "calamità naturale". Le inondazioni sono disastri umani. Sono fallimenti dell'uomo. Sono il segno della nostra incapacità a convivere con l'acqua. Con la nostra fonte di vita e sostentamento.

Le vittime dell'esondazione di un fiume in piena dovrebbero essere chiamate , invece che "vittime di calamità naturale", vittime di calamità politiche, amministrative, organizzative, che spesso si chiamano corruzione, illegalità, sotto-finanziamento delle infrastrutture di bonifica dei fiumi , negligenza , economica e politica, nella cura del territorio. Queste sono le nuove parole da usare. Prendiamo esempio dai "contratti di fiume" , iniziamo a implementarli dappertutto, utilizzando un approccio partecipativo con le comunità che vivono lungo lo stesso corso d'acqua, affinché si capiscano sia i pericoli sia le risorse legate ad esso, e affinché si condivida non solo la cultura del rispetto della natura e del suo corso naturale, ma anche la consapevolezza della gravità delle concessioni edilizie in zone sondabili e la gravità del non curare il proprio fiume, lago, territorio in generale.

Solo insieme ce la possiamo fare. Con la democrazia dal basso, con la cooperazione. Una calamità creata dall'uomo può solo essere sventata dall'uomo. Se non ci salviamo da soli, non sarà di certo l'acqua a farlo.





*Esperta in politiche idriche presso King’s College London e UNESCO

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