Di Paola Borghesani

Cosa manca a Preganziol
Ma per chi arriva da fuori saltano subito agli occhi alcune discrepanze.
C'è infatti un profondo distacco tra i "residenti autoctoni" e
 i nuovi residenti, come se ci fossero due comunità che faticano ad 
integrarsi. Abitudini e bisogni diversi portano i primi ad accontentarsi
 di quello che il territorio offre, e i secondi a cercare fuori le 
risposte di cui hanno bisogno, relegando il paese al ruolo di "città 
dormitorio".
Viste le dimensioni abbastanza contenute di Preganziol, la qualità 
delle relazioni tra le persone dovrebbe essere di molto superiore. 
Mancano invece due fattori essenziali nella costruzione di una 
cittadinanza attiva e solidale: le reti di protezione sociale e la 
partecipazione.
Entrambe però non si creano da sole; anzi, i cittadini hanno già fatto 
molto costituendo numerose associazioni che, a vario titolo, si occupano
 di diversi ambiti: cultura, sport, solidarietà, tradizioni. 
Spesso le difficoltà finanziarie dei Comuni portano a delegare al 
volontariato puro la gestione di alcuni settori fondamentali per il 
benessere della persona (il sociale, lo sport e la cultura ad esempio), 
con il risultato che spesso le associazioni implodono e volontari hanno 
carichi eccessivi di lavoro e responsabilità al di sopra delle loro 
competenze.
Questo comunque non è sufficiente a creare quel senso di comunità che manca.
Il ruolo di chi amministra diventa fondamentale: vanno 
istituiti luoghi per la socializzazione, vanno create occasioni in cui i
 cittadini siano protagonisti nella gestione degli spazi e delle 
proposte, va promossa la partecipazione ai percorsi che portano alle 
scelte di governo della città dal PAT, alla scelta degli eventi 
culturali. 
La comunità va educata alla partecipazione, cercando ogni sistema che 
la favorisca: una comunicazione efficiente, delle proposte che 
avvicinino i cittadini alla politica, una sinergia stretta tra servizi i
 pubblici e gli abitanti, per favorire il benessere e per prevenire i 
disagi.
Io credo che i cittadini aspettino solo di venire accompagnati in 
quello che è un ruolo di Cittadinanza Attiva, diritto/dovere di ognuno 
di noi.
Esempi se ne potrebbero fare moltissimi; eccone solo alcuni per dimostrare che a costo zero si può fare molto:
ORTI URBANI: gestiti da anziani e scuole per un travaso di conoscenze e per la socializzazione.
SPAZI PER MUSICA E CULTURA: dove chi utilizza gli spazi gratis, si 
impegna a restituire alla comunità ciò che ha avuto, sotto forma di 
concerti e spettacoli;
COGESTIONE DELLA BIBLIOTECA: per un risparmio di risorse e un servizio potenziato;
LABORATORI DEI MESTIERI: tra pensionati e scuole, per mantenere vive le conoscenze che si vanno perdendo;
MERCATO KM 0: concedendo ai coltivatori locali l'inutilizzata piazza  
Gabbin per la vendita settimanale dei loro prodotti;
ECOEDUCAZIONE: fornendo pannolini ecologici alle coppie di neogenitori e istituendo le casette dell'acqua.
Molte e molte altre cose si potrebbero fare ancora; 
sicuramente gli abitanti di Preganziol sono pieni di idee a riguardo.
E poi una cosa a cui forse nessuno ha mai pensato: se i cittadini non 
vanno dalla politica, sia la politica ad andare dai cittadini.
Oltre ad 
un banale (siamo nel 2013!) streaming delle sedute, il Consiglio 
Comunale deve uscire dal palazzo e diventare pubblico e aperto a tutti 
gli effetti: in piazza (quale?), al parco, nei quartieri (che devono 
ritrovare le sedi di rappresentanza);  sarà meno cerimonioso e pomposo, 
ma sicuramente più vicino ai cittadini.
E così tutti, un po' alla volta, torneremo a convincerci che la politica è un bene pubblico.
 
 
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