domenica 28 luglio 2013

Dire, fare, partecipare!

Di Paola Borghesani


Cosa manca a Preganziol


Preganziol è un posto dove tutto sommato si vive abbastanza tranquillamente. 
Ma per chi arriva da fuori saltano subito agli occhi alcune discrepanze.
C'è infatti un profondo distacco tra i "residenti autoctoni" e i nuovi residenti, come se ci fossero due comunità che faticano ad integrarsi. Abitudini e bisogni diversi portano i primi ad accontentarsi di quello che il territorio offre, e i secondi a cercare fuori le risposte di cui hanno bisogno, relegando il paese al ruolo di "città dormitorio".

Viste le dimensioni abbastanza contenute di Preganziol, la qualità delle relazioni tra le persone dovrebbe essere di molto superiore. Mancano invece due fattori essenziali nella costruzione di una cittadinanza attiva e solidale: le reti di protezione sociale e la partecipazione.

Entrambe però non si creano da sole; anzi, i cittadini hanno già fatto molto costituendo numerose associazioni che, a vario titolo, si occupano di diversi ambiti: cultura, sport, solidarietà, tradizioni. 

Spesso le difficoltà finanziarie dei Comuni portano a delegare al volontariato puro la gestione di alcuni settori fondamentali per il benessere della persona (il sociale, lo sport e la cultura ad esempio), con il risultato che spesso le associazioni implodono e volontari hanno carichi eccessivi di lavoro e responsabilità al di sopra delle loro competenze.

Questo comunque non è sufficiente a creare quel senso di comunità che manca.

Il ruolo di chi amministra diventa fondamentale: vanno istituiti luoghi per la socializzazione, vanno create occasioni in cui i cittadini siano protagonisti nella gestione degli spazi e delle proposte, va promossa la partecipazione ai percorsi che portano alle scelte di governo della città dal PAT, alla scelta degli eventi culturali. 

La comunità va educata alla partecipazione, cercando ogni sistema che la favorisca: una comunicazione efficiente, delle proposte che avvicinino i cittadini alla politica, una sinergia stretta tra servizi i pubblici e gli abitanti, per favorire il benessere e per prevenire i disagi.
Io credo che i cittadini aspettino solo di venire accompagnati in quello che è un ruolo di Cittadinanza Attiva, diritto/dovere di ognuno di noi.

Esempi se ne potrebbero fare moltissimi; eccone solo alcuni per dimostrare che a costo zero si può fare molto:

ORTI URBANI: gestiti da anziani e scuole per un travaso di conoscenze e per la socializzazione.

SPAZI PER MUSICA E CULTURA: dove chi utilizza gli spazi gratis, si impegna a restituire alla comunità ciò che ha avuto, sotto forma di concerti e spettacoli;

COGESTIONE DELLA BIBLIOTECA: per un risparmio di risorse e un servizio potenziato;

LABORATORI DEI MESTIERI: tra pensionati e scuole, per mantenere vive le conoscenze che si vanno perdendo;

MERCATO KM 0: concedendo ai coltivatori locali l'inutilizzata piazza  Gabbin per la vendita settimanale dei loro prodotti;

ECOEDUCAZIONE: fornendo pannolini ecologici alle coppie di neogenitori e istituendo le casette dell'acqua.

Molte e molte altre cose si potrebbero fare ancora; sicuramente gli abitanti di Preganziol sono pieni di idee a riguardo.

E poi una cosa a cui forse nessuno ha mai pensato: se i cittadini non vanno dalla politica, sia la politica ad andare dai cittadini.

Oltre ad un banale (siamo nel 2013!) streaming delle sedute, il Consiglio Comunale deve uscire dal palazzo e diventare pubblico e aperto a tutti gli effetti: in piazza (quale?), al parco, nei quartieri (che devono ritrovare le sedi di rappresentanza);  sarà meno cerimonioso e pomposo, ma sicuramente più vicino ai cittadini.
E così tutti, un po' alla volta, torneremo a convincerci che la politica è un bene pubblico.

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